Nel corso degli anni Google ha dato sempre maggiore importanza all’esperienza di navigazione degli utenti, fornendo una serie di tool e linee guida per ottimizzare i siti web e favorire una User Experience positiva. Nelle ultime settimane si è tornati a parlare spesso di Web Vitals, una serie di indicatori annunciati tempo fa da Google e ufficialmente destinati a diventare un fattore di ranking a partire dal 2021. Ma quali sono e perché sono così importanti? Cosa cambia dal punto di vista SEO e cosa si può fare per ottimizzare le performance anche in quest’ottica?
Core Web Vitals
Giorno dopo giorno la User Experience ha iniziato ad acquisire una maggior rilevanza per Google che ha aggiornato il suo algoritmo in modo tale da considerare aspetti sempre nuovi, correlati all’esperienza dell’utente in pagina. Dalle tematiche legate alla sicurezza e all’HTTPS fino alla centralità dei dispositivi mobile, Google lavora senza sosta per garantire agli utenti un’esperienza positiva durante la navigazione e una risposta efficace alle loro esigenze. Per il raggiungimento di questo obiettivo c’è bisogno di uno sforzo comune, non solo da parte di Google ma anche degli sviluppatori, dei SEO e di tutti coloro che operano quotidianamente su questi aspetti. Per facilitare questa collaborazione, Google mette a disposizione strumenti e indicatori sempre nuovi.
Tra tutti gli indicatori considerati per valutare l’esperienza dell’utente online, da poco Google ne ha introdotti tre, fondamentali: i Core Web Vitals. Si tratta di metriche legate a diversi aspetti della User Experience (caricamento, interazione e stabilità visiva) che vediamo nel dettaglio.
Largest Contentful Paint (LCP)
Il Largest Contentful Paint è una metrica che valuta il tempo necessario per il caricamento del contenuto più grande presente in pagina. In questo modo è possibile misurare le performance di caricamento in relazione al contenuto principale della pagina, rendendo la valutazione più semplice ed efficace rispetto ad altre metriche simili che invece fanno riferimento a momenti non sempre rappresentativi di ciò che l’utente sta effettivamente visualizzando durante la navigazione (come First Contentful Paint o First Meaningful Paint). Si tratta, quindi, una metrica fondamentale per stabilire la rilevanza della User Experience e, per una valutazione positiva, l’LCP dovrebbe essere inferiore a 2.5 secondi.
First Input Delay (FID)
Il First Input Delay è una metrica che monitora le performance in termini di interattività e reattività del sito, misurando il tempo necessario dal momento in cui l’utente effettua la prima azione sul sito (come ad esempio il clic su un link) fino al momento in cui il browser elabora la risposta alla richiesta dell’utente. Per l’utente è frustrante aprire una pagina, interagire con questa e aspettare inutilmente che accada qualcosa. Al fine di valutare positivamente la User Experience il FID dovrebbe essere inferiore a 100 millisecondi.
Cumulative Layout Shift (CLS)
L’ultima metrica è il Cumulative Layout Shift, che serve invece a monitorare la stabilità visiva di una pagina, misurando il numero di volte che gli utenti fanno esperienza di imprevisti cambiamenti di layout. Si tratta di una situazione che si presenta spesso nel caso di siti editoriali. Ad esempio, mentre l’utente è impegnato a leggere un articolo o sta per cliccare su un link o una CTA, all’improvviso il contenuto si muove. Di solito, un simile comportamento della pagina non crea grossi problemi tecnici ma è sicuramente poco piacevole per l’utente che, nella migliore delle ipotesi, viene distratto rispetto al contenuto che stava leggendo o finisce per cliccare su qualcosa di diverso da quello che voleva (generalmente un banner).
Il CLS ci aiuta a comprendere l’entità del problema misurando la frequenza con cui questo evento si verifica. Per una User Experience positiva il CLS score dovrebbe essere inferiore a 0.1.
Come monitorare e analizzare i Core Web Vitals
Data l’importanza che Google attribuisce (e attribuirà sempre di più) ai Core Web Vitals è fondamentale considerarli nel corso dell’analisi di ogni sito web, non solo perché una User Experience positiva invita l’utente a tornare e fidelizzarsi ma anche perché questi indicatori iniziano ad influenzare fortemente il ranking e, di conseguenza, le performance organiche.
A questo scopo Google mette a disposizione di tutti una serie di strumenti utili (alcuni dei quali già molto popolari) che aiutano a mettere in evidenza eventuali criticità per individuarle e risolverle velocemente.
PageSpeed Insights
Il primo strumento che è possibile usare per analizzare e monitorare questi indicatori è PageSpeed Insights. Questo tool offre una serie di informazioni utili per valutare le performance del sito (oltre a fornire suggerimenti specifici per migliorarle) e tra queste sono adesso inclusi i punteggi dei Core Web Vitals.
Chrome UX Report
Il Chrome User Experience Report (CrUX) è un dataset pubblico che offre una serie di informazioni e dati sulla User Experience degli utenti reali (considerati oltre 4 milioni di domini). I dati che vengono raccolti ed elaborati nel report fanno riferimento all’esperienza di navigazione di utenti che rispondono ad alcuni requisiti come la cronologia di navigazione sincronizzata e i rapporti sulle statistiche di utilizzo attivati. Ad oggi, il CrUX presta particolare attenzione al tema delle performance di caricamento (inclusi i Core Web Vitals) ma non si esclude che, nel corso del tempo, possano essere inserite informazioni aggiuntive riguardanti altri aspetti che influenzano la User Experience. I dati che vengono raccolti ed elaborati vengono poi resi disponibili attraverso PageSpeed Insights e BigQuery.
CrUX Dashboard
Per visualizzare in modo semplice ed efficace questi dati è possibile utilizzare Google Data Studio. Questo strumento, uno dei più conosciuti per la data visualization, consente di creare dashboard personalizzate che includono dati di fonti diverse, tra cui il Chrome UX Report. Attraverso i Community Connectors è possibile collegare i dati del CrUX, BigQuery e Data Studio: tutto quello che bisogna fare è inserire e collegare l’origine.
La connessione avviene solo ed esclusivamente con il dominio (non con le singole URL), il protocollo HTTP viene considerato automaticamente e, se l’origine è un sottodominio, bisogna specificarlo.
In alcuni casi, è possibile che l’origine non sia presente all’interno del dataset e che si riceva un messaggio di errore perché il report non dispone di informazioni sufficienti ad elaborare i dati. Una volta che la connessione è andata a buon fine basta fare clic su Crea Rapporto per generare la dashboard e iniziare ad analizzare i dati.
La prima pagina della dashboard è dedicata ai Core Web Vitals. Vengono fin da subito mostrate le differenze per tipologia di dispositivo (desktop e mobile) e le performance fanno riferimento all’ultimo mese. Da qui è possibile personalizzare la dashboard a seconda delle proprie esigenze, utilizzando i filtri per visualizzare periodi temporali diversi, aggiungere altri dispositivi e così via. Oltre a queste prime informazioni di riepilogo, la dashboard include una serie di pagine dedicate alle singole metriche del CrUX che possono essere così analizzate nel dettaglio.
Search Console
Anche all’interno della Google Search Console è stata resa disponibile una sezione dedicata al monitoraggio dei Core Web Vitals dove è possibile consultare le pagine del sito che richiedono attenzioni particolari in merito a questi indicatori. I dati vengono elaborati a partire dal CrUX e mostrati per status, metrica e gruppi di URL. Da Search Console è possibile individuare queste pagine e, con il supporto di PageSpeed Insights, ottenere suggerimenti e indicazioni pratiche per l’ottimizzazione e il miglioramento delle performance.
Chrome DevTools
All’interno della tab Performance di questo tool, integrato in Chrome e già molto conosciuto per la varietà degli utilizzi possibili, è stata aggiunta una voce dedicata interamente all’Esperienza che consente di individuare eventuali criticità che contribuiscono ad incrementare la frequenza del Cumulative Layout Shift e analizzarle nel dettaglio.
Lighthouse
Lighthouse è un altro tool molto utile in fase di analisi che considera diversi aspetti legati alla User Experience, come le performance, l’accessibilità, lo stato della pagina dal punto di vista SEO. Nell’ultima versione, tra le metriche di performance vengono considerati anche il Largest Contentful Paint e il Cumulative Layout Shift. Inoltre, questo strumento non solo da una panoramica complessiva delle performance del sito ma fornisce insight utili all’ottimizzazione delle pagine.
Web Vitals Extension
Infine, è stata creata anche un’estensione per Chrome dedicata al monitoraggio dei Core Web Vitals. Scaricabile direttamente dal Chrome Web Store, l’estensione è molto utile per avere una panoramica generale e per verificare rapidamente lo status di pagine specifiche visualizzando i dati relativi ai Core Web Vitals in tempo reale.
Conclusioni
La percezione che l’utente ha del nostro sito, determinata dalla sua esperienza in pagina, è sempre più rilevante e conta ogni giorno di più, non solo in termini di posizionamento e performance organiche. La varietà dei tool che oggi abbiamo a disposizione ci consente di analizzare, monitorare e valutare in pochi semplici passaggi gli elementi che determinano le performance di ogni sito, non solo nell’ottica del caricamento ma della User Experience nel suo complesso. La possibilità di accedere gratuitamente a informazioni e dati che riguardano l’esperienza di utenti reali (o ancor meglio, le performance dei competitor) è una risorsa incredibilmente preziosa che non può non essere sfruttata al massimo. L’accesso a queste informazioni, con il supporto degli strumenti di analisi e i suggerimenti offerti direttamente da Google, consente di valutare agevolmente lo stato di un sito e pianificare gli interventi necessari a migliorarlo. Nel corso del tempo, le continue attività di analisi e ottimizzazione possono diventare il vero e proprio elemento distintivo e favorendo migliori performance sui motori di ricerca e agevolando il raggiungimento degli obiettivi legati al canale organico. Se poi consideriamo che nei prossimi mesi questi fattori avranno un impatto diretto sul ranking, non c’è momento migliore di prepararsi al cambiamento, analizzando nel dettaglio i problemi e intervenendo fin da ora per risolverli.