Da almeno un decennio ricorre, nel mondo del Digital Marketing, quel vecchio adagio per il quale la SEO sarebbe “morta” o starebbe per farlo. Ebbene, tra molte evoluzioni e cambiamenti – di approccio, tecniche e algoritmi – l’ottimizzazione per i motori di ricerca esiste ancora e rimane una freccia imprescindibile nell’arco dei digital strategist.
E la Link Building? Come “costola” operativa della SEO, l’attività di acquisizione di backlink è ancora considerata una componente essenziale di un piano efficace, per la sua capacità di costruire awareness e migliorare il ranking. Oppure no?
Abbiamo deciso di sondare a fondo lo stato della Link Building sul mercato italiano, conducendo un’indagine sul campo attraverso due metodologie: da un lato, un sondaggio tra oltre 150 professionisti della Community italiana dei SEO e dei Digital Marketer, dall’altro, un’analisi di circa 150 siti web trasversali per settore, con un occhio di riguardo per il profilo dei backlink.
Le evidenze emerse sono state raccolte nel nostro ultimo white paper, scaricabile in versione completa a questo link.
Quali sono le industry più avvezze all’uso della Link Building
La prima parte della nostra analisi è volta a comprendere quali settori facciano più campagne di acquisizione link: beauty, fashion e mondo sportivo sono sul podio, seguiti dall’e-commerce in senso lato.
Ora, fare molta Link Building significa farla bene o in modo univoco? Sembrerebbe di no, anzi, a volte l’acquisizione di un alto numero di link si rivela inversamente proporzionale alla loro qualità, ad esempio in ambito beauty.
Tecniche, metriche e job title: come cambia la percezione della Link Acquisition in base al ruolo
Si parlava di qualità dei backlink, che è strettamente legata alla tecnica che si usa per acquisirli. Ma quali sono le tecniche preferite dai vari professionisti del settore?
Il guest posting, cioè il modo più naturale di fare link building, pubblicando contenuti di buon livello su siti informativi e in linea con l’argomento, è la prima voce della lista per la maggior parte degli intervistati. Solo i webmaster meno avvezzi alla SEO continuano a utilizzare le directories, mentre i SEO in-house di grossi brand si dedicano anche alle PR online pure, in ottica di awareness.
Per i parametri più tecnici, come distribuzione degli anchor text, link nofollow VS dofollow e link immagine VS testo, vi invitiamo a scaricare il white paper in versione integrale da qui.
Per quanto riguarda i KPI di misurazione dell’attività, il ruolo conta e fa spostare la bilancia solo su alcuni parametri: posizionamento medio in SERP, visibilità e traffico sono la “sacra triade” condivisa da tutti, ma ci sono alcune evidenze curiose, come il fatto che i SEO in-house considerano rilevante anche il numero stesso di link generati, mentre i freelance danno valore al traffico di referral.
Concludendo, costi e benefici della SEO Offsite
Il budget investito in questo genere di attività è un altro elemento di distinzione tra i ruoli degli intervistati: in particolare, alle fasce estreme troviamo i proprietari di siti web, che non spendono quasi nulla in Link Building, e all’altro estremo i SEO in-house per grandi Brand, che invece sostengono di investire annualmente oltre 20K.
L’ultima domanda della nostra survey, però, nonché la più aperta e conclusiva, ha paradossalmente messo d’accordo quasi tutti.
Su un punteggio massimo di 5 punti, abbiamo chiesto di quantificare l’efficacia e l’importanza della Link Building nella strategia SEO del nostro campione: il risultato è stato un buon 4,5 su 5.
A dimostrazione del fatto che questa attività, a prescindere dalle differenze di esecuzione, applicazione e misurazione viste in precedenza, è ancora considerata centrale.